Quando si dice che il settore immobiliare è uno dei più solidi in Italia non si sta certamente dicendo che lo stesso non sia stato rivoluzionato nel tempo da nuovi saperi e nuove conoscenze condivise tra gli addetti ai lavori, da nuovi trend e tendenze e soprattutto da nuove tecnologie. Per farsi un’idea di come la tanto discussa digital disruption sia intervenuta anche in questo mondo basti pensare a come, oggi, sia facile e veloce – decisamente più di un tempo – ottenere una valutazione immobiliare, sia che ci si rivolga a un agente specializzato e sia che si decida di far da sé.
Dai software immobiliari ai big data: la rivoluzione digitale nel real estate
I software immobiliari hanno rappresentato, in questo senso, un punto di svolta senza pari. Ne esistono di diverso tipo e non è raro che il network a cui ci si affida per vendere la propria casa o trovare un immobile a uso ufficio da acquistare, soprattutto se di dimensioni medio-grandi, abbia sviluppato un software di real estate proprietario. Il funzionamento di questi applicativi è, però, sempre molto simile almeno negli aspetti macroscopici: si inseriscono una serie di entry come metratura e numero di locali del singolo immobile, anno di costruzione e caratteristiche dello stabile in cui trova, classe energetica di riferimento, eccetera ed è il software a completare queste informazioni con una serie di altre legate a tabelle catastali di riferimento, prezzi medi della zona per fornire alla fine una valutazione quanto più precisa possibile.
Se la stessa è effettuata online, vengono in genere presi in considerazione anche una serie di dati riguardanti gli annunci immobiliari riferiti alla stessa zona già presenti sugli altri portali online. Quello che le tecnologie digitali hanno dato di più al mercato real estate e ai suoi attori è, del resto, proprio la possibilità di comparazione. Inevitabilmente perché ciò riesca al meglio è indispensabile incrociare e far parlare tra di loro quanto più big data possibile: per questo il futuro auspicato dagli addetti ai lavori, soprattutto in Italia, è anche quello di una sempre maggiore integrazione e interoperabilità di database e archivi come quelli dei catasti per esempio – aspetto su cui il nostro paese rischia di dimostrarsi ancora piuttosto indietro, anche e soprattutto se si considera non tanto il numero quanto quanto aggiornati sono i dati resi disponibili.
Quando uno scenario come l’ultimo, di comunicazione perfetta e veloce tra database diversi e in parte pubblici, sarà completato sarà possibile anche applicare più e meglio il machine learning al mercato immobiliare. Si tratta, semplificando molto, di istruire i software già utilizzati dagli agenti immobiliari a rispondere con precisione alle richieste effettuate dagli utenti quando selezionano un raggio massimo di un certo numero di chilometri entro il quale desiderano trovare casa o quando spuntano una serie di opzioni riguardanti accessori come garage, veranda, doppio bagno che deve avere l’immobile in vendita. L’obiettivo è riuscire a bypassare la presenza dell’agente immobiliare almeno nelle prime fasi di scelta e valutazione delle proposte.
Le frontiere delle proptech, ossia della tecnologia applicata al mercato immobiliare, sono però più numerose di quel che si immagina: perché non usare, per esempio, realtà aumentata e realtà virtuale per permettere agli agenti di valutare gli immobili anche senza necessariamente recarvisi di persona?